Lettere da Kiev - parte II
Lettera del figlio Questa notte mi sono svegliato di colpo e ti ho cercato, però non ti ho trovato. Nel buio ho scorto la mamma illuminata da una candela mentre era intenta a cucire qualcosa. Sono trascorsi venti giorni da quando ci siamo separati e non so ancora se tu sia vivo oppure no e questo pensiero mi tiene sveglio. Ci spostiamo continuamente cercando riparo in luoghi dove ci siano altre persone, per non rimanere soli mentre le bombe scoppiano. Nessuno dovrebbe morire da solo. La mamma mi chiede di essere coraggioso, mi ripete sempre che il mio nome lo avete scelto proprio per il suo significato. Ma non è facile. Ho visto tanti bambini come me a terra, immobili e ho sperato che stessero facendo finta, che stessero facendo un gioco. Ho immaginato se tutto questo fosse un gioco, se le bombe che esplodono fossero fuochi d’artificio, come quelli che vedevamo dentro i film e che tu mi spiegavi essere finte. Un enorme gioco dove tutti stiamo partecipando, dove i fucili sparano palline